giovedì 7 giugno 2012

La mia Patagonia

Era il 2000 e la mia mente non vagava più alla ricerca di un magico progetto da realizzare; avevo già pensato e individuato quale sarebbe stata la meta e per quanto tempo avrei viaggiato: due mesi in patagonia.
In realtà poi sono stati tre mesi, perchè è risultato impossibile contenersi, non fermarsi di più, non approfondire la conoscenza di una terra che per molti rappresenta ancora il prototipo dell'idea di libertà.
La Patagonia non è uno Stato, geograficamente è una regione fisica compresa tra Cile e Argentina, ma la Patagonia è molto di più; è un concetto filosofico, è un modo di essere, è il viaggio alla ricerca del silenzio, della tranquillità, è l'esperienza di una vita, è terra di sogno e di illusione, è un grande specchio dove si riflette il tuo mondo interiore. Mentre lo scrivo mi viene in mente che altri potrebbero descrivere allo stesso modo l'India, l'Africa, le montagne Himalaiane o la foresta pluviale, e probabilmente avrebbero ragione; allora questa Patagonia è la mia, quella che nessuno potrà mai portar via, quella che mi porto dentro e che non svanirà mai, quella che mi ha accolto con il suo vento, che mi ha riversato addosso pioggia battente e sole cocente, che mi ha tirato fuori fatica, lacrime, felicità e soddisfazione; che mi ha fatto incontrare amici e personaggi fugaci.
E' di questa terra che vi voglio parlare in questo spazio, attraverso frammenti del mio diario, per poter condividere emozioni con chi ci è stato e fornire indicazioni a chi vuole invece lasciarsi andare laggiù, con la consapevolezza che ognuno si deve creare il proprio viaggio, perchè solo in tal modo potrà essere completamente nostro.

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