martedì 12 giugno 2012

"La Patagonia occupa tutti i miei pensieri \ La Patagonia è una patria dell’anima e dello spirito. La si può riempire interamente delle proprie chimere." Jean Raspail 
"La Patagonia si addice all’immensa tristezza degli uomini." Blaise Cendrars 
Il mio primo impatto con il Sudamerica è Buenos Aires; un misto di New York; Cuba e Parigi. Immigrazioni passate; capitali stranieri e molta povertà fanno di questa metropoli un interessante crogiuolo di razze; stili architettonici; costumi e...problemi. Non caotica; frenetica solo nelle ore di punta; l’apprezzo per quello che sa trasmettermi; ma è pur sempre una metropoli. Alloggio in una piccola pensione insieme a famiglie ucraine immigrate e argentini. Ci si deve adattare se si vuole viaggiare spendendo poco; ma così è più interessante; ci si cala nella vita dei barrios e si fanno incontri interessanti. Tutti mi avvertono cuidate! (stai attento!); ma andando a piedi non ho problemi. Una buona metropolitana; strade larghe; ortogonali; si gira bene. In 4 giorni organizzo la rotta verso sud. In treno fin dove arriva la ferrovia (leggo sui giornali di un progetto per costruire il Ferrocarril Transpatagonico; con finanziamenti canadesi; una novità gradita se non produrrà danni ambientali). La seconda tappa; 12 ore di treno; è Bahia Blanca. Girovagando ti accorgi che qui tutti bevono mate; yerba mate è l’erba; mate è la tazza. Guidano e bevono; camminano e bevono; chiacchierano e succhiano dalla bombilla (cannuccia con filtro) questo infuso dolce o amaro a scelta. E’ buono; contiene potassio e magnesio; insomma un integratore naturale. Poi via verso Viedma e Carmen de Patagones; la porta per la Patagonia; sul rio Negro (provincia di Rio Negro). Cieli bassi e pampas infinite (foto a destra); una steppa fatta di bassi arbusti; ciuffi d’erba e un vento che soffia continuamente. Ogni tanto appare qualche guanaco curioso; sparuti nandù e molti rapaci: buon segno. Poi in autobus (che qui si chiama colectivo) lungo la Ruta 3; che corre da Buenos Aires alla Terra del Fuoco. Arriviamo a Viedma nei cui pressi c’è una loberia (foto sopra); una spiaggia gremita da migliaia di otarie (lobos). E’ l’epoca dell’allattamento; ci sono gli harem con un maschio; alcune femmine e tanti piccoli. Starei a osservarli per ore ma Giove pluvio mi fa subito capire che non scherza. Qui il tempo cambia molto in fretta. Monto velocemente la tenda e si scatena un temporale terribile con un vento pazzesco. E’ la prima avvisaglia di quello che mi aspetta più a sud. Ma poi avrò la sorpresa che la mia buona stella mi assiste: 20 giorni filati di sole. Solo vento; ma il vento mi piace; mi aiuta a pensare. Arrivo finalmente nella Peninsula Valdes; tanto sognata e finalmente raggiunta; paradiso naturalistico affacciato sull’Atlantico (temperatura media annuale 19 gradi; grandi insediamenti di otarie; balene e pinguini nonché orche marine; elefanti marini; fenicotteri; aironi; tutti a portata di mano) e mi insedio nel campeggio di Puerto Piramides (cento chilometri a est di Puerto Madryn; 170 da Trelew capitale della provincia del Chubut). Nel periodo di riproduzione delle balene ci arrivano anche 8mila visitatori al giorno a osservare le evoluzioni dei grandi cetacei. Adesso la balena franca australe è al largo dei mari antartici e qui al massimo ci sono un centinaio di persone. Meglio così; sono in cerca di tranquillità; per le balene ci sarà un’altra occasione. In mancanza di auto propria; se voglio visitare tutta la penisola devo per forza accodarmi a un gruppo organizzato. Cammino in mezzo a questi giganti del mare; ognuno pesa 2.500 chili o più: nella stagione riproduttiva ce ne stanno anche 42mila sulla spiaggia. Anche la fauna...umana è interessante; tutto si dimostrano molto ospitali. Si parla un po’ di tutto; di Europa; di problemi argentini; di lavoro (che qui è poco); o si va a mangiare dal guarda-fauna e dopo cena a giocare a dadi con la signora che gestisce la locanda. Accade perfino che in libreria mi regalano un libro. Succedono cose interessanti a chi viaggia da solo come quando a Buenos Aires ero senza moneta spicciola e l’inserviente del metrò mi ha aperto il cancelletto con un sorriso. (1- continua)

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